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18. Beni e la legenda di Topolino

  • centericsilla
  • 23 nov
  • Tempo di lettura: 3 min


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Pioveva a dirotto quando Beni aprì gli occhi, e un po’ si intristì. A Napoli piove così raramente, e lui avrebbe tanto voluto giocare fuori casa.

— E oggi… cosa farò? — pensò tra sé e sé.


Sua zia però gli accarezzò la testolina e, con un sorriso dolce, gli disse:

— Beni, mi daresti una mano oggi? Dovrei portare giù alcune scatole dalla soffitta. Nel pomeriggio viene un antiquario.

Gli occhi di Beni si illuminarono. Adorava curiosare, scoprire cose antiche, e da quando viveva dalla zia non aveva mai potuto esplorare i tesori della soffitta.


Il lavoro cominciò tra scricchiolii e polvere dorata. Beni non tralasciò neanche una scatola: doveva guardare dentro tutte! C’erano vecchie porcellane, pentole, candelieri, comò, comodini, abiti dei tempi passati, e perfino costumi di carnevale. Li provarono ridendo a crepapelle: erano proprio buffi con quei vestiti fuori moda!


Poi arrivò quella scatola.


Piccola, polverosa, apparentemente insignificante. Beni la sollevò per portarla giù, quando improvvisamente il fondo si ruppe e un mare di giornali cadde giù per le scale come foglie d’autunno.

Ma insieme ai giornali in bianco e nero, Beni vide cadere anche dei fascicoletti dalla copertina gialla. Ne raccolse uno e lesse meravigliato:


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Anche la zia ne prese uno in mano.

— Beni, conosci questo giornalino?

— Certo! L’ho letto qualche volta nel bosco… Ma questi sono vecchissimi, le pagine sono tutte ingiallite!

— Beh, non c’è da stupirsi — sorrise la zia.

— Erano dei miei genitori.

— Wow… allora sono davvero antichi! — sgranò gli occhi Beni.

Poi gli tornò in mente una domanda che aveva da tanto in testa:

— Zia… tu conosci la storia di come è nato Topolino?

— Non proprio — ammise lei.

— Ma sai cosa? Lo chiediamo a nonno Beppe quando arriva. Lui sa un sacco di cose!


Beni non stava nella pelle. Aspettava l’arrivo del vecchio maestro affacciato alla finestra. Sperava che la pioggia non gli impedisse di venire.

All’improvviso lo vide:

un signore anziano, con la barba bianca, la schiena un po’ curva, appoggiato al bastone, ma col sorriso così caldo che sembrava spuntasse il sole.

— Sarà sicuramente lui… — mormorò Beni.

Dopo le presentazioni e una buona tazzina di caffè appena uscito dalla moka, Beni andò dritto al punto:

— Nonno Beppe… lei conosce la storia di Topolino?

Il vecchio sorrise.

— Ah, guagliò mio… — iniziò in dialetto napoletano

— Viene ccà, ca te racconto ’na leggenda…(Vieni qui, che ti racconto una leggenda…)

E cominciò:

— Si dice da queste parti — chissà se è favola o storia vera — che Topolino forse è nato proprio a Napoli. Era il 1920 quando la famosa azienda “La Sorgente” produsse un nuovo liquore all’anice. E sulla sua etichetta c’era disegnato un topolino con i guanti e i pantaloncini… proprio come Topolino!


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— Ma… — esclamò Beni — com’è possibile, se il Topolino della Disney nasce nel 1928?

— Eccoci! — annuì il vecchio.

— Qui arriva il colpo di scena! L’illustratore che fece quelle etichette si chiamava Michele Sorice. Ricorda bene questo nome! La leggenda dice che Sorice, qualche anno dopo, emigrò in America per cercare fortuna. Là avrebbe incontrato un certo Walter Elias Disney, forse mostrandogli i suoi disegni. E il resto… beh, ormai è storia.

— Ed è vero? — chiese Beni con gli occhi grandi.

— I documenti — proseguì nonno Beppe

— confermano che nel 1924 Sorice arrivò davvero a Ellis Island, quattro anni prima della nascita del famoso Topolino. Il resto… lo racconta il vento, lo custodisce il mare e lo tramandano le persone.


Beni ascoltò incantato. Da quel giorno, ogni volta che prendeva in mano un fumetto di Topolino, sentiva come se le strade di Napoli, le case antiche e la gente sorridente vivessero tra le pagine.


Quando arrivò l’ora di salutare, nonno Beppe gli accarezzò la testa:

— Ricuordate, guagliò: Ogni storia tene ’nu piccerillo segreto.

(Ricorda: ogni storia ha un piccolo segreto.)

Beni sorrise, e dentro di sé rispose:

— E io oggi ho trovato il mio.

Perché quel pomeriggio, mentre la pioggia smetteva di cadere, Beni capì una cosa:il mondo è pieno di segreti — basta avere occhi curiosi per scoprirli.


E lui… curioso lo era davvero tanto.


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