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6. La magia di Pignasecca

  • centericsilla
  • 16 ott
  • Tempo di lettura: 5 min

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Quella mattina, il cielo era azzurro punteggiato di nuvole, che somigliavano lo zucchero filato.

Beni, stringendo forte la mano della zia, camminava a passi decisi.

– Andiamo ‘ncopp’ ‘a Pignasecca, amò! – gli disse.

– Oggi facimm’ ‘a spesa seria!

Beni non capiva tutto, ma gli piaceva come suonavano quelle parole. Sembravano una canzone allegra.

– Pignasecca – ripeté Beni, provando a pronunciarlo.

– Un tempo qui crescevano querce, e le pigne secche cadevano a terra. Da lì viene il nome del quartiere. Poi sono arrivati gli uomini: hanno montato le bancarelle, le risate e le chiacchiere hanno riempito la piazza, ed è nato il mercato! Questo accadeva più di 500 anni fa, e da allora ogni giorno respira con Napoli

Beni ascoltava la zia con attenzione,

– Ai tempi del Regno di Napoli, le dame compravano qui il pesce fresco, e i poveri trovavano un pezzo di pane e compagnia. Qui non importa chi sei: al mercato c’è posto per tutti.

Beni osservava il mondo con i suoi occhi vispi e annusava ogni profumo con il suo nasino all’insù. Dietro l’angolo, all’improvviso, lo accolse un’esplosione di suoni e odori: voci intrecciate, profumo di basilico fresco, melanzane nere che brillavano come perle, e collane di peperoncini appesi come gioielli.


Il mercato della Pignasecca, il più antico mercato all’aperto di Napoli! Un luogo dove ogni oggetto ha una sua storia.

Beni si fece piccolo piccolo per non farsi notare. Camminava tra le cassette di arance, accanto a olive nere lucide, e guardava i baccalà e gli prosciutti, che pendevano come decorazioni. Donne anziane, giovani mamme con bambini contrattavano, i bambini sgranocchiavano taralli croccanti, e le voci dei venditori si sollevavano nel vento come se fossero parte di una melodia antica.


In mezzo a questo confusione, Beni, in qualche modo, si sentiva al sicuro. Come se il mercato lo avesse abbracciato.

All’improvviso un ragazzo saltò fuori da dietro una bancarella. Il suo viso abbronzato brillava, e nei suoi occhi luccicava una scintilla furbetta.

– Ué! Tu non sei di qui! – disse a Beni.

– Io sono Gianni, conosco tutti qui. Ma te non ti ho mai visto.

Beni rimase un po’ sorpreso, ma il sorriso del ragazzo lo rassicurò.

– Io sono Beni. Sono venuto con mia zia... è la prima volta che vengo.

– Allora vieni con me! – disse Peppe, trascinandolo subito tra le cassette di arance.

– Ti faccio vedere dove si compra la mozzarella più buona e dove zia Rosa vende i taralli più croccanti.

Peppe si muoveva nel mercato come un piccolo re: tutti i venditori lo salutavano, un vecchietto gli mise persino una fetta di salame in mano.

– Dai, questo lo devi assaggiare! – disse, porgendolo a Beni.

– Si chiama "salsiccia secca". Ma attenzione: basta un morso e diventi dipendente!

I due ragazzi esploravano insieme il mercato. Peppe si fermò a una piccola bancarella di verdure, dove le foglie verdi sembravano voler saltar fuori dalle cassette.

– Le vedi queste? Sono i friarielli. Solo qui al Sud li chiamano così – e no, non sono come i broccoli! – alzò l’indice con aria seria.

– Con la mamma li cuciniamo in padella con olio d’oliva, aglio e un po’ di peperoncino. Sono un po’ amarognoli, ma è proprio quello il bello. Sai cosa diceva mia zia?

– I friarielli sono come il nonno: all’inizio brontoloni, ma poi non puoi più farne a meno.


Alla bancarella successiva c’erano delle piccole zucchine, ognuna col suo fiore giallo in cima.

– Questi invece sono i sciurilli – i fiori di zucchina.

Peppe si guardò intorno, poi sussurrò:

– Da noi sono una leccornia segreta. La mamma li riempie di ricotta e un po’ di alici, li immerge nella pastella e li frigge. Diventano croccanti come fuochi d’artificio!

Beni ascoltava incantato. Ogni parola di Peppe sembrava portare con sé un nuovo sapore, un nuovo profumo.

– E questo cos’è? – chiese indicando un pomodoro allungato e particolare, appeso a una corda.

– Pomodori del piennolo! – disse Peppe come se pronunciasse una formula magica. – Crescono sui fianchi del Vesuvio. Il sole caldo, il terreno vulcanico e il tempo... ecco perché sono così dolci. Si usano per fare i sughi migliori. Ma solo se li lasci un po’ appassire. Più sono rugosi, meglio è!


Peppe si fermava ad ogni bancarella come se stesse mostrando un tesoro, non solo del cibo. E Beni pian piano capì: quel mercato non cucinava solo per lo stomaco, ma anche per il cuore.

– Sai cosa diceva mio nonno? – chiese Peppe mentre erano davanti a un bancone pieno di pesci colorati.

– Alla Pignasecca non vendono solo da mangiare, ma anche storie. Basta ascoltare, e le sentirai…

Beni tese le orecchie. Il rumore del mercato sembrava davvero diverso. Ogni risata, ogni sussurro raccontava una favola.

Peppe tirò improvvisamente Beni dietro una bancarella, dove c’erano mucchi di trecce d’aglio e sacchetti di spezie.

– Psst! – sussurrò ridendo. – Sta arrivando zia Assunta! Vuole sempre farmi assaggiare qualcosa di strano… Una volta mi ha dato calamaro crudo!

Beni spalancò gli occhi mentre vedeva arrivare una nonnina con capelli ricci, con passo deciso e qualcosa di fumante in mano.

– Peppino! Ecco qua! Oggi ho ‘e cozze!

– Oh no… scappiamo! – sussurrò Peppe, e i due si allontanarono ridendo, finché non sbucarono dietro una bancarella vicina.

Lì, una vecchietta si chinava verso il suo cestino, da cui erano rotolati alcuni pomodori.

– Ohimè! – sospirò la signora.

– Le mie mani non sono più quelle di una volta.

Peppe e Beni corsero subito ad aiutarla.

– Vi aiutiamo noi! – disse Beni, rimettendo con cura i pomodori rossi nel cestino.

– Bravi ragazzi, – sorrise la nonna. – Se siete così gentili, meritate un premio!

Dal suo cestino tirò fuori due dolcetti – babà morbidi, dal profumo di rum.

– Va bene, solo mezzo babà, da assaggiare! – disse ammiccando.

I due ragazzi gustavano felici il dolce mentre tornavano dalla zia, che stava già davanti a una bancarella con un sacco di verdure fresche.

– E voi dove siete stati? – chiese sorridendo.

– Abbiamo solo… esplorato, – disse Peppe, mentre gli occhi di Beni brillavano. Perché anche se la busta era ancora leggera, i loro cuori ora erano pieni.


Allontanandosi dal mercato, Beni si voltò un’ultima. I rumori si facevano sempre più deboli, ma l’atmosfera gli era rimasta dentro, come una melodia che si canticchia tutto il giorno. Peppe gli diede una pacca sulla spalla.

– Dai, Beni… la prossima volta ti porto anche a Spaccanapoli. Lì c’è la pizza più buona del mondo. Ti farò vedere dove la pasta canta.

Beni sorrise.

– Davvero?

– Certo! Te lo prometto. Ora sai dove trovarmi, ogni mattina alla Pignasecca. Basta ascoltare le voci!


I due ragazzi si guardarono un’ultima volta, poi Peppe sparì con un salto tra la folla, come se fosse parte del mercato stesso. Un profumo, una voce, o un raggio di sole sulle cassette di arance. E Beni, tenendo la mano della zia, tornò verso casa.

La sua busta era ancora leggera, ma il suo cuore ormai era rimasto un po’ a Napoli per sempre.

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