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13. Gennaro, alla scoperta di un nome

  • centericsilla
  • 8 nov
  • Tempo di lettura: 3 min


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In una mattina di sole, la zia di Beni fece una richiesta un po’ speciale ai due amici:

– Beni, Gennaro, andate a fare la spesa e portate solo gli ingredienti più buoni per il pranzo!

I due ragazzi si incamminarono tra i vicoli stretti di Napoli. Nell’aria si mescolavano il profumo del pane appena sfornato e quello dolce dei limoni; dalle finestre si udivano le voci allegre delle signore che chiacchieravano da un balcone all’altro.


All’improvviso Beni si fermò, pensieroso:

– Ehi, Gennaro, quando la zia mi parlava della città sotterranea, ha nominato le Catacombe di San Gennaro. Dice che lì riposa un santo famoso. Ma... tu non hai qualcosa a che fare con lui? Ti chiami proprio come lui!

Gennaro sorrise.

– Certo che sì! Ho preso il nome proprio da lui. San Gennaro è il patrono di Napoli. La sua storia ha più di milleseicento anni, e tutti qui lo conoscono e lo amano.

– Mi racconti la sua storia? – chiese Beni curioso.

– Allora tieniti forte – disse Gennaro ridendo – perché è una vera storia di miracoli!

San Gennaro – o, come si dice in latino, Sanctus Januarius – visse nel III secolo. Nacque a Benevento e divenne vescovo di Napoli. Ma in quel tempo i cristiani venivano perseguitati.

– Povero Gennaro fu catturato – raccontò il ragazzo con voce seria

– perché non volle rinnegare la sua fede. Fu ucciso durante il regno dell’imperatore Diocleziano, ma i fedeli non lo dimenticarono. Raccoglierono il suo sangue in due ampolle, che ancora oggi sono conservate nel Duomo di Napoli.

– E... cosa hanno di speciale? – chiese Beni con gli occhi spalancati.

– Il sangue compie un miracolo! Tre volte all’anno il sangue rappreso torna liquido – spiegò Gennaro con entusiasmo.

– È il più grande miracolo di Napoli!

– Davvero accade?

– Sì! E non in giorni qualunque.

Il 19 settembre, festa ufficiale di San Gennaro;

la prima domenica di maggio, in ricordo del trasferimento delle reliquie nel 1497;

e il 16 dicembre, quando, secondo la tradizione, per intercessione del santo l’eruzione del Vesuvio del 1631 si fermò prima di distruggere la città.

Beni rimase a bocca aperta.

– E cosa pensano i napoletani, se il sangue si scioglie?

– Che la città è al sicuro – rispose Gennaro.

– Ma se il sangue non si liquefa, la gente si preoccupa...

Camminando, i due passarono davanti al grande Duomo di Napoli. Dalla porta filtrava una luce dorata.

– Ecco, lì si conserva il sangue – disse Gennaro indicando la chiesa.

– Nel Duomo, nella Cappella di San Gennaro. C’è anche il suo cranio.

Beni sbirciò dentro. Le candele ardevano silenziose, l’aria profumava d’incenso. Sembrava che il cuore stesso di Napoli battesse tra quelle mura.

– È per questo che il miracolo avviene lì – sussurrò Gennaro.

– Perché lì si incontrano le reliquie, le preghiere e la speranza di tutto un popolo.

– E le catacombe? – chiese Beni.

– Lì fu sepolto per la prima volta. Sotto terra si estendono lunghi corridoi, con antichi affreschi e piccole cappelle. Dicono che, se resti in silenzio, puoi sentire il battito del cuore antico della città.

Beni sorrise. – È davvero un posto magico.

– Sì – annuì Gennaro. – E sai, c’è anche un’altra cosa: il Tesoro di San Gennaro.

– Un tesoro? Come un vero tesoro?

– Proprio così! – rise Gennaro. – Da secoli i napoletani offrono oro, pietre preziose e gioielli al santo, in segno di gratitudine. C’è, per esempio, la mitra d’oro con più di tremila gemme! Ogni pezzo è una preghiera, un grazie.

– Wow... – sussurrò Beni.

– È davvero il cuore della città.

– Già. Questo tesoro non è solo oro e diamanti – disse Gennaro con un sorriso

– è fatto d’amore e di fede.

Poi aggiunse ridendo:

– Anche Totò, il grande attore napoletano, diceva:

«Se il tesoro di San Gennaro finisse nelle mie mani, sarei l’uomo più felice di Napoli!»

I due scoppiarono a ridere, ma subito dopo Gennaro si batté una mano sulla fronte:

– Oh no, Beni! Ci siamo così immersi nella storia che abbiamo quasi dimenticato perché siamo usciti!

– È vero! – gridò Beni. – La spesa!

– Se non ci sbrighiamo, finiranno i pomodori più buoni di tutta Napoli!


Corsero ridendo per i vicoli assolati. Il sole faceva brillare i sanpietrini, e da lontano si sentiva suonare una fisarmonica.

E mentre correvano, Beni pensò che Napoli era davvero un posto speciale. Una città dove i miracoli non vivono nei libri di fiabe...ma nel cuore della gente.


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